Bremer: "Al Torino grazie a Petrachi. Nazionale? Sogno il Brasile e il Qatar"

8 Marzo 2022
- Di
Arianna Botticelli
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BREMER TORINO INTERVISTA - Queste le parole di Gleison Bremer, difensore del Torino, intervistato dal canale ufficiale granata sulla sua passione per il calcio e sui suoi sogni futuri.

Torino, l'intervista a Bremer

"Da piccolo è nata la passione per il calcio, anche mio padre giocava. Ho lasciato Bahia per andare a San Paolo. Il mio nome è nato dall'idea di mio padre, che amava Bremer dell'Inter. Lui, oltre a giocare, lavorava duro e anche noi in famiglia lo aiutavamo in una fattoria, con mia madre, mia sorella e mio fratello. I soldi che guadagnavo mi servivano per pagarmi il bus. La scuola? Non mi piaceva andarci, ma era importante seguirla".

Sulla sua carriera

"Sono andato al San Paolo e poi all'Atletico Mineiro. Ho imparato molto e questo mi ha aiutato per venire a giocare in Italia. Ho scelto il Toro per Petrachi che mi voleva davvero, me lo disse che avrei imparato tanto. Volevo venire in Europa. Conoscevo il Toro grazie a Casagrande e Junior. A Superga sono andato da solo e con la famiglia, è un posto bello, sia per i ricordi che per il panorama".

Sul calcio italiano

"In Italia il calcio è diverso, si meno a pallone, c'è meno spazio, ma se giochi in Italia dopo puoi andare ovunque che ti troverai a tuo agio. Mi piace segnare, mi piace difendere ma se sono davanti mi piace fare gol. In Brasile c'era più spazio, per cui mi buttavo sempre per segnare, me lo dice anche Juric di farlo. Mi alleno molto, anche di testa, per segnare. Agli inizi che ero qui ero concentrato soprattutto ad imparare la lingua per capire cosa mi diceva il compagno. Ho cominciato con Mazzarri, un suo collaboratore mi ha aiutato a velocizzare il gioco. Mi fermo sempre al Fila oltre agli allenamenti per migliorare".

Sulle poche gare giocate con Mazzarri

"Mi diceva che dovevo aspettare, l'ho fatto e poi è andato bene. Indossare la fascia è stato bellissimo, dopo quattro anni essere il secondo capitano è un onore. Sirigu è stato bravissimo a spronarmi, stavamo sempre insieme a prepararci dopo gli allenamenti. Adesso mi sento pronto a giocare contro i grandi attaccanti".

Il sogno nel cassetto

"È giocare con la Seleçao, il mio obiettivo è andare in Qatar, mi alleno bene per andarci, sto aspettando il mio momento, quando arriva voglio aggrapparmi. Ho fatto boxe, mi ha aiutato, ora non la pratico più. Per un difensore è importante avere il fisico, ma anche la tecnica".

Sulla scelta di non vivere in centro a Torino

"Dopo gli allenamenti sono sempre a casa con la famiglia. Vivo in collina, mi piace stare più in alto e in mezzo al verde. A noi piace Torino, fa un po' freddo, mi manca un po' il caldo del Brasile. Volevo un figlio, ma quando è arrivata mia figlia è stato bellissimo".

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